Alla riscoperta dei Varano con Clara Schiavoni e Eventi7

rocca varano 3' di lettura 29/04/2014 - Eventisette, laboratorio di promozione di eventi culturali, presenta venerdì 2 maggio alle 18.00 il romanzo storico “Sono tornata, Elisabetta Malatesta Varano: l'amore, il dolore e il potere” (Edizioni Simple MC, 2013) di Clara Schiavoni.

L’autrice, che sarà presente nella serata, spiegherà come l’informazione storico-documentaria s’intreccia con la verosimiglianza romanzesca, che vuole che l’eroica vedova di Piergentile, Elisabetta Malatesta Varano, riesca a far salire al trono il figlio Rodolfo dopo varie vicissitudini e provando amore e stima nei confronti del capitano Venanzio.

La storia narrata si svolge nella prima metà del XV secolo in Italia centrale, a Camerino, comune che dà il nome all’omonima Signoria retta dalla famiglia Varano. Quest’ultima, per importanza, per estensione territoriale e ricchezza è pari alle Signorie dei Montefeltro, dei Malatesta e, fuori dalla Marca, a quella degli Estensi. Il 10 ottobre 1434 Camerino è travolta dalla rivoluzione borghese che ha trovato un suo alleato in Francesco Sforza, condottiero di Filippo Maria Visconti, duca di Milano. Gentilpandolfo da Varano, signore di Camerino, viene ammazzato davanti alla chiesa di San Domenico insieme ai nipoti: l’eccidio dei maschi di casa Varano è appena iniziato e prosegue repentino a Palazzo Varano. Negli attimi che precedono la sua morte, Gentilpandolfo rivive le immagini della congiura che ha ordito con il fratello Berardo e il legato papale Giovanni Vitelleschi per eliminare i fratellastri Giovanni e Piergentile con cui governa la Signoria di Camerino. A causa di tale congiura, Elisabetta è costretta a fuggire da Camerino per portare in salvo il proprio figlio Rodolfo IV, e Giulio Cesare, il figlio di Giovanni, entrambi infanti. Aiutata dalla cognata Tora da Varano e dal capitano d’arme di Camerino, Venanzio, la giovane trova rifugio a Visso che dopo poco tempo è cinta d’assedio da Gentilpandolfo e Berardo. In capo a tre mesi la comunità capitola ed Elisabetta è costretta dai cognati a ritornare a Camerino dove vivrà abbastanza tranquilla grazie alla protezione del duca di Milano Filippo Maria Visconti nominato erede testamentario dal marito Piergentile; qui ritrova Tora che la tiene informata sulla situazione politica della Signoria e su quella italiana grazie alle notizie che le passa il fedele capitano Venanzio. Intanto, lo Sforza cambia la sua politica e appoggia la rivoluzione borghese a Camerino che sfocerà nell’assassinio di Gentilpandolfo e di tutti i maschi Varano. Elisabetta riuscirà a mettere in salvo suo figlio Rodolfo e il nipote Giulio Cesare mentre lei con le figlie si rifugia presso i genitori Galeazzo Malatesta e Battista da Montefeltro alla corte di Pesaro, dove vive da profuga per nove anni: anni spesi a ordire sapienti trame politiche, a lucrare in modo da essere pronta a intervenire al momento giusto e mantenere fede al proprio giuramento di riportare i due cugini bambini Rodolfo IV e Giulio Cesare, sotto la sua reggenza, al governo di Camerino.

Lo studioso camerte Giuseppe de Rosa afferma: “Mai un romanzo, in un’ipotetica storia letteraria di questa terra che nessuno ha mai scritto, si è rivelato così rapidamente camerinese e introspettivo." (Da Orizzonti della Marca, N° 5, 19 ottobre 2013, p. 3).


   

dagli Organizzatori







Questo è un comunicato stampa pubblicato il 29-04-2014 alle 21:06 sul giornale del 30 aprile 2014 - 520 letture

In questo articolo si parla di cultura, rocca varano

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