Legge di stabilità, Salvi: 'Maggiori risorse per le aree interne'

daniele salvi 2' di lettura 23/12/2014 - Una legge che cerca di far ripartire la crescita, ma che grava anche in modo insostenibile sul sistema delle Autonomie locali e delle Regioni, senza distinguere quelle che finora hanno ben operato da quelle che non lo hanno fatto.

La legge di Stabilità 2015, approvata oggi in via definitiva dalla Camera, contiene tuttavia una novità importante che riguarda le Aree Interne del Paese. Il comma 38 dell’art. 44, infatti, aumenta di 90 milioni la dotazione finanziaria della strategia delle Aree Interne, portata avanti dall’ex-ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, raddoppiando di fatto la dotazione della precedente legge di Stabilità (2014).

Saranno, quindi, circa 180 i milioni per il periodo 2014-2017 e ciò consentirà con ogni probabilità di veder finanziata anche la seconda delle tre aree progetto individuate nelle Marche dal DPS (Dipartimento Programmazione e Sviluppo) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di una buona notizia per le Marche, che dopo l’area “pilota” dell’Appennino Basso Pesarese e dell’Anconetano, potrà disporre con ogni probabilità e a fronte di un avanzamento reale della progettazione anche delle risorse per l’area territoriale della provincia di Macerata che aggrega 19 Comuni del ginesino e del camerte, tutti alle pendici dei Monti Sibillini: Acquacanina, Bolognola, Castelsant’Angelo sul Nera, Fiastra, Fiordimonte, Montecavallo, Muccia, Pievebovigliana, Pievetorina, Serravalle del Chienti, Ussita, Visso, Cessapalombo, Gualdo, Monte San Martino, penna san Giovanni, San Ginesio, Sant’Angelo in Pontano e Sarnano.

Le risorse di parte nazionale stanziate per la prima area pilota sono state 3,8 milioni, a cui andranno ad aggiungersi circa altrettante risorse dei fondi strutturali a gestione regionale (POR) per progetti di sviluppo locale. Di analoga grandezza dovrebbe, quindi, essere la dotazione per la seconda area progetto, quella maceratese. La strategia delle Aree Interne punta ad un rilancio di quei territori ritenuti significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute, mobilità), dotati di importanti risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei e centri di mestiere), profondamente diversificati per i sistemi naturali che le costituiscono e per l’azione secolare dei processi di antropizzazione. Il rilancio delle Aree Interne viene ritenuto necessario, perché le diseconomie che esse producono per l’intero sistema Paese (si pensi al problema del dissesto idrogeologico) sono ritenute maggiori dell’investimento necessario per farle uscire dalla situazione di marginalità, lavorando sui punti di forza e di debolezza delle stesse.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 23-12-2014 alle 22:19 sul giornale del 24 dicembre 2014 - 497 letture

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