Quando il Duce decideva chi era matto: un incontro a San Severino con l'autore Petracci

1' di lettura 18/02/2015 - Dalla mania politica alla schizofrenia, dalla paranoia all’isterismo, dalla distimia alla depressione.

Nelle cartelle cliniche, e nei documenti di polizia, furono questi i mali per i quali diversi oppositori politici finirono in manicomio negli anni del fascismo.

A loro Matteo Petracci, giovane dottore di ricerca in Storia, politica e istituzioni dell’area euro – mediterranea nell’età contemporanea presso l’Università degli Studi di Macerata, ha dedicato un libro ricerca dal titolo “I Matti del Duce”.

La pubblicazione, per iniziativa della sezione “Cap. Salvatore Valerio” dell’Anpi, e grazie al patrocinio del Comune di San Severino Marche, sarà presentata domani (giovedì 19 febbraio), alle ore 21,15, nella sala Stemmi del Municipio. Attraverso carte di polizia e giudiziarie, testimonianze e relazioni mediche e psichiatriche contenute nelle cartelle cliniche, Petracci ricostruisce i diversi percorsi che hanno condotto gli antifascisti in manicomio. Alcuni furono ricoverati d’urgenza, secondo le procedure previste dalla legge del 1904, nei manicomi e lì alienati; altri vennero internati ai fini dell’osservazione psichiatrica giudiziaria, o come misura di sicurezza. Altri ancora furono trasferiti in manicomio quando già si trovavano in carcere o al confino. Dall’analisi degli intrecci tra ragioni politiche e ragioni di ordine medico, emerge con forza il ruolo giocato dalla sovrapposizione tra scienza e politica nella segregazione di centinaia di donne e di uomini, tutti accomunati dall’essere stati schedati come oppositori del fascismo.






Questo è un articolo pubblicato il 18-02-2015 alle 12:09 sul giornale del 19 febbraio 2015 - 514 letture

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