La Curia vescovile contro l'ampliamento della Riserva di San Vicino e Canfaito

Monte San Vicino 3' di lettura 22/02/2015 - Abbiamo appreso la notizia che la Curia Vescovile della Diocesi di Camerino e San Severino avrebbe presentato ricorso al TAR Marche contro l'ampliamento della Riserva naturale dei Monti San Vicino e Canfaito, che ha inglobato i 450 ettari dei Piani di Canfaito, di proprietà ecclesiastica sin dal medioevo, grazie ad un lascito di un Imperatore dell’epoca.

L'incremento della superficie dell’area protetta viene contestato perché effettuato dall'ente gestore, cioè dall’Unione Montana e non dalla Regione. Inoltre, sempre secondo la Curia, l’Unione Montana avrebbe eluso le forme di consultazione prescritte per legge.

A parte le argomentazioni tecnico-legali che saranno valutate dal Tribunale, la verità è che la Curia vescovile di Camerino e San Severino è da sempre contraria all'ampliamento della Riserva, in quanto esso avrebbe determinato la soppressione dell'Azienda Faunistico - Venatoria di Canfaito - La Forcella, che da molti anni paga l'affitto alla Diocesi per esercitare la caccia sui Piani di Canfaito. Peraltro, essendo l’A.F.V. un istituto privato dove si può andare a caccia solo a pagamento, i suoi fruitori sono generalmente cacciatori molto danarosi e in gran parte forestieri, quindi non residenti nella zona.

Naturalmente siamo contenti che siano stati sottratti alla caccia centinaia di ettari dell’altopiano di Canfaito, però ci devono spiegare come mai nel 2008, quando come associazioni ambientaliste proponemmo anche noi l’inserimento di Canfaito, in un contesto di ampliamento maggiore della Riserva, ci venne risposto che tutto ciò era impossibile, in quanto i soldi che l'Azienda Faunistica Venatoria dava alla Diocesi servivano per pagare gli stipendi ai preti, come dimostra un documento inviato all’epoca alla Regione! Intervenne allora anche il Presidente della Regione Spacca, per difendere gli interessi della Curia, essendo notoriamente vicino ai vescovi e al clero.

E difatti, proprio nel 2008, solo un anno prima dell'istituzione della Riserva, la Provincia di Macerata rinnovò per altri 10 anni la concessione alla A.F.V. su Canfaito, inserendo però una clausola secondo cui, qualora fosse stata istituita l'area protetta, la concessione sarebbe decaduta. Da allora sono passati 7 anni, ma a Canfaito le battute di caccia al cinghiale si sono sempre svolte regolarmente ed indisturbate.

Quindi ci chiediamo perché oggi quella concessione può essere stracciata, quando sarebbe ancora legalmente in vigore fino al 2018, mentre nel 2008 essa era invece sacra e intoccabile, malgrado la presenza della clausola? Come mai adesso le "ragioni" del clero non contano più? Ma soprattutto, perché dall’ampliamento sono state escluse aree di assoluta rilevanza geologica e di scarso interesse per la caccia come Sasso Forato, le forre Bocca de Pecu e Cucciaiola, ed è stato tolto il bellissimo canyon del Fosso del Crino, che invece era stato inserito nella Riserva al momento della sua istituzione? Gradiremmo delle risposte da chi ha operato queste scelte.


   

da Danilo Baldini
Delegato LAC Marche





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 22-02-2015 alle 18:28 sul giornale del 23 febbraio 2015 - 815 letture

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