Tolentino: nuovo appuntamento con il San Severino Blues, venerdì Ronnie Hicks

6' di lettura 15/04/2015 - Nuovo appuntamento di San Severino Blues che propone eccellenze artistiche internazionali con cadenza oramai mensile. Dopo il sold out a fine marzo di Matthew Lee al teatro Verdi di Pollenza, la rassegna torna al Club nell’Hotel 77 di Tolentino con la formula di successo cena+concerto (prenotazione obbligatoria al 0733.967400).

Protagonisti della serata di venerdì 17 aprile (ore 21) il blues man di Chicago Ronnie Hicks e l’asso internazionale della chitarra italiana Luca Giordano. Ronnie Hicks, tastierista e cantante soul, fa parte di quella schiera di musicisti turnisti, eroi del rhythm’n’blues e del blues, mai sufficientemente celebrati: impeccabili professionisti, animati dal fuoco dell’improvvisazione, capaci di scaldare e tenere un palco, anche con un solo giorno di preavviso per un concerto. A metà degli anni ’70 costituisce la Masheen band con la quale registra e suona con veterani del soul come Cicero Blake, Artie Blues Boy White, Stan Mosley, o giovani come Nellie Tiger Travis e il blues rocker Jimmy Nick. Il suo album di debutto All For You ottene un grande successo negli Stati Uniti. All’inizio degli anni ’80 ha aperto i concerti di Albert King, Johnny Taylor e Like Tyrone Davis. Negli anni ’90 diventa famoso come musicista dei Kool & The Gang e Ohio Players. Questa vasta esperienza ha reso Ronnie Hicks, già abile e versatile strumentista capace di far lievitare la sua dolce emotività con le sfumature ritmiche ed armoniche del jazz, anche un showman completo. Al suo fianco l’eccellenza della chitarra italiana nel mondo, Luca Giordano, acclamato ospite e protagonista delle serate Club di San Severino Blues.

A Ronnie Hicks abbiamo chiesto che ricordo ha del suo periodo con i Kool & The Gang, band partita con r&b e funk, poi esplosa commercialmente con la disco music?
“Con i Kool and The Gang c’era sempre una grande energia e in tutti i concerti si creava costantemente una perfetta intesa e coinvolgimento di tutto il pubblico. Ho imparato molto da quel periodo; ho imparato che le persone vogliono ascoltare buona musica, hanno bisogno di buona musica, ma vogliono anche vivere una parte di quell'esperienza partecipando attivamente. Adoro quando questo accade: amo creare una sorta di sinergia con il pubblico affinchè l’intera sala concerto diventi il "palco".
In Europa e in Italia sta tornando, anche fra i giovani, la passione per il blues, il soul ed il rock “vintage”, quello dagli anni ’50 fino ai ’70. In America si sente questo ritorno?

“Se ciò sta accadendo in Europa è sicuramente una cosa positiva. Per quanto riguarda gli Stati Uniti noto che ci sono moltissimi giovani, anche musicisti che hanno grande determinazione e idee chiare su cosa vogliano suonare. Molti di loro senza dubbio sono attratti dalla musica vintage: questo perché hanno la possibilità di conoscere ed “ereditare” questa cultura spesso proprio dai Maestri in persona. E’ molto importante che ci sia questo contatto e relazione tra i giovani e i musicisti più navigati. Artisti come Little Milton, Tyrone Davis erano sempre pronti a sedersi al tavolo con i fans dopo il concerto: se avevi una domanda o dubbi musicali erano sempre disponibili ad ascoltare, si poteva davvero imparare molto. Spesso accade anche a me di circondarmi di giovani interessati a questa musica ed è bello sedersi a parlare e condividere le mie esperienze con loro.

Oggi poi con l’avvento dei social media è possibile attingere a tantissimo materiale online, musica e video, così i giovani possono approfondire la ricerca. Credo che molti giovani siano attratti dalla musica vintage per la sua “semplicità” e allo stesso tempo per l’incredibile groove di quei tempi. Molti artisti moderni, nel mondo del rap o hip hop, s’ispirano quasi completamente ai groove ed allo stile della nostra musica. Ascolteremo sempre più artisti in erba ispirarsi a quel mondo. Noi Bluesmen abbiamo un detto: “Old School Never Die”.
Luca Giordano, grazie al tuo talento chitarristico oramai sei un artista affermato all’estero e in Italia. Nell’ambiente musicale di Chicago sei di casa. Fai tour, come co-protagonista, con artisti americani storici e nuovi, che spaziano nei generi, dal blues al r&b, dal soul al funk. Che cosa ti ha insegnato questa lunga e vasta esperienza?

“Il mio primo amore resta sempre il Blues delle Origini. Quando sono partito per gli States, in particolar modo Chicago, ero alla ricerca di qualcosa che una scuola di musica o manuali didattici non avrebbero potuto darmi; ero alla ricerca della tradizione musicale afroamericana, dell’evoluzione del blues rurale fino a quello più urbano. Poi quando sono arrivati i primi ingaggi ho capito che dovevo essere in grado di accompagnare delle cantanti spaziando tra il soul ed il motown, R&b e blues moderno. Nel periodo in cui ero in giro con la Les Getrex Band (chitarrista di Fats Domino) avevamo circa 500 brani di repertorio e nessuna scaletta; dovevi essere pronto in qualsiasi momento. Conoscendo più a fondo nuovi stili e sound differenti ho arricchito il mio bagaglio artistico. Nello stesso periodo ho avuto la fortuna di accompagnare nei festival artisti della vecchia scuola di Chicago come Bob Stroger (bassista di Jimmy Rogers, Sunnyland Slim e Memphis Slim) e Willie Big Eyes Smith, leggendario batterista di Muddy Waters, realizzando quello che era il mio sogno originario: suonare il blues delle origini.

Così, negli anni, ho maturato spontaneamente una forte versatilità stilistica senza mai perdere l’impostazione old school, scarna ed efficace, con un sound pulito ed emozionale, anche interpretando repertori più moderni. Questa è stata la mia chiave: conoscere approfonditamente il blues delle origini per poi farlo "mio" ed integrarlo in contesti più personali ed odierni. Non basta suonare una struttura in dodici battute di primo quarto e quinto grado per avere un blues... e viceversa si può trovare tanto ma tanto blues anche in brani che non hanno struttura e armonia tipiche del blues canonico. Il mio prossimo disco intitolato "Off The Grid", in uscita a maggio, racchiude e rappresenta proprio questa chiave: un disco dall'identità originale, fuori dagli schemi ma allo stesso tempo fortemente legato, per come è suonato, alla tradizione del blues più classico, fatto di momenti intimi, esplosivi e di emozioni derivanti dalle mie esperienze a fianco dei grandi Maestri del blues”.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 15-04-2015 alle 17:24 sul giornale del 16 aprile 2015 - 277 letture

In questo articolo si parla di spettacoli, tolentino, Comune di Tolentino, microfono

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