Borsellino ai ragazzi delle medie di Matelica: 'La lotta alla mafia la state facendo voi qui oggi'

4' di lettura 20/04/2015 - Prestigioso incontro presso l'Istituto Comprensivo Enrico Mattei di Matelica. I ragazzi delle classi terze hanno infatti incontrato Salvatore Borsellino, fratello del noto giudice antimafia scomparso in seguito ad un attentato nel 1992.

"Un bel modo per imparare la storia che non è solo quella raccontata sui libri" ha spiegato il preside Trecciola prima di lasciare la parola all'ospite. In effetti di storia, nella mattinata di lunedì 20 aprile, si è parlato in maniera molto ampia. Nello specifico quella italiana, ma non solo quella legata alla scomparsa di Falcone e Borsellino.

Se parliamo di mafia infatti è inevitabile non parlare delle origini e dell'evoluzione negli anni fino ai giorni nostri. Dai concetti più semplici a quelli più nascosti, dalla strage di Portella della Ginestra a Mafia Capitale, Salvatore Borsellino ha incantato gli alunni presenti con una lezione che difficilmente verrà dimenticata. "Io non vengo per portarvi qualcosa - premette Borsellino - ma per prendere la speranza da voi giovani qui presenti. Quella speranza che mio fratello non perse mai, neppure quando sapeva di essere già morto." Parole forti che hanno fatto da leit-motiv per tutto l'incontro. E tra una citazione del fratello scomparso e l'altra, l'ospite ha anche spiegato il perché dei suoi continui viaggi da una scuola d'Italia all'altra: "La lotta alla mafia non la fanno i carabinieri e la polizia, ma la fanno i professori e gli insegnanti. Fin dalla scuola dobbiamo combattere quella mentalità mafiosa che è dentro ognuno di noi. Se con la cultura e la storia non eliminiamo questo tumore, crescendo la semplice mentalità si trasformerà in mafia. Inutile reprimere con la forza, serve un vero e proprio movimento culturale, a partire da quello che stiamo facendo noi qui oggi."

Dal suo pensiero si passa poi all'argomento centrale del discorso ovvero: perché Paolo Borsellino ha scelto di mettere a repentaglio la sua vita per combattere la malavita organizzata? Semplice. La citazione è d'obbligo: "Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare". Superfluo scrivere l'autore di questo pensiero.

Da questo concetto la giustificazione ad una troppo breve vita dedicata alla giustizia ed all'amore per il suo paese. Esistenza spezzata purtroppo il 19 luglio 1992 da una bomba piazzata sotto casa della madre ed esplosa proprio nel momento in cui lui stava andando a prenderla per una visita. Il resto della storia è sui testi scolastici. Quello che non c'è ancora però è il mistero dell'agenda rossa. Vicenda che ha segnato e continua a segnare la vita del fratello. Un fatto che ancora oggi qualcuno dimentica, ma non per sbaglio.

Il 19 luglio 1992, dopo l'attentato a Borsellino, un carabiniere sale sulla macchina del magistrato assassinato e prende la sua borsa. Il carabiniere torna poco dopo e rimette l'oggetto al suo posto. Dalla cartella però manca un documento, il più importante, al quale Paolo aveva dedicato gli ultimi giorni della sua vita e dal quale non si separava mai, addirittura dormendoci accanto. Parliamo della famosa agenda rossa, lista di prove ed indizi che comprovavano probabilmente la trattativa stato-mafia e contenevano anche informazioni sulla morte di Giovanni Falcone. Uno scritto riservato e compromettente per l'intera nazione che non sarà mai più ritrovato. Che fine abbia fatto ed a chi il carabiniere l'abbia consegnato non è stato ancora scoperto. Solo per testimoniare il furto di quell'oggetto dalla scena del crimine ci sono voluti circa 7 anni, grazie alla denuncia di un anonimo su un filmato in cui si può vedere tutta la scena della sottrazione.

Fatto sta che dalla morte del fratello, Salvatore ha iniziato la sua battaglia fatta di parole e manifestazioni. Ed è stata proprio questa battaglia a spingerlo anche a Matelica. Quel suo modo di spiegare la mafia attraverso frasi ed aneddoti ha commosso tutti i presenti, in primis gli studenti che a fine incontro si sono lasciati andare in un lungo applauso in piedi. Come detto prima, per loro sarà molto difficile dimenticare questa bella e storica mattinata di aprile.






Questo è un articolo pubblicato il 20-04-2015 alle 14:42 sul giornale del 21 aprile 2015 - 580 letture

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