Una spada nella roccia sul San Cataldo: la sorpresa che vale un'escursione

2' di lettura 30/06/2015 - La ragnatela dei sentieri si estende e si delinea sempre di più. Chilometri e chilometri "de stradelli", così vengono chiamati in dialetto, tagliano macchie e incidono prati d’altura.

Antichi tratturi sono stati recuperati con perizia, da giovani volontari esanatogliesi. Sono stati predisposti percorsi più o meno impegnativi da affrontare a piedi o in mountain bike, i sentieri sono indicati con un’appropriata segnaletica lignea, su cui è incisa a fuoco la destinazione e il percorso chilometrico.

Immergersi tra gli aghi di sole che forano la boscaglia o salire in cima al Corsegno e godere di un panorama mozzafiato, ritempra lo spirito. Lo spazio e il tempo dilata; la natura governa e stupisce chi ha la fortuna e la voglia di incontrarla quassù, tra queste cime rocciose, in questi spazi che compaiono e scompaiono alla vista dietro un crinale o nella pancia di una valle sconosciuta, dove le tracce dell’uomo rimangono appena attaccate a un rudere o a un cipresso solitario perso nella boscaglia.

Una croce bianca svetta su una gobba del Monte Corsegno: un obbiettivo, un fine, una meta. Dentro la scatola di ferro attaccata al fusto della croce dedicata a San Cataldo, trovi carta e penna per scrivere un pensiero e lanciarlo nell’infinito che è sotto di te; sulla panca, lì a fianco, siedi, ammiri e ti ristori. A poco meno di un’ora di marcia dal Crocifisso, si giunge su una cresta spelacchiata delle Varcelle, dove la suggestione dell’Eremo di San Cataldo che ti è di fronte, dall’altra parte dell’imbuto della vallata dell’Esino, si mescola con la sorpresa, con lo stupore, l’imprevisto. Una spada gigantesca, trafigge di sbieco la roccia bianca, forse Merlino è da quelle parti a dare una mano ad estrarre quella spada dalla roccia, ad un ragazzino di nome Artù.

Storia o leggenda, fantasia, tutto questo aleggia in quel luogo suggestivo e spettacolare, dove anche i bambini con i loro genitori, possono andare a cercare le tracce di quel ragazzino detto Semola, per via dei suoi capelli biondi e, chissà che non lo trovino…






Questo è un articolo pubblicato il 30-06-2015 alle 18:56 sul giornale del 01 luglio 2015 - 1197 letture

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