San Severino: la chiesa di San Giuseppe 'liberata' dai ponteggi esterni

Chiesa San Giuseppe San Severino 5' di lettura 24/02/2016 - E’ tornata a risplendere in tutto il suo splendore in piazza Del Popolo, luogo simbolo della città di San Severino Marche, la facciata esterna della chiesa di San Giuseppe, luogo di culto interessato da lavori di miglioramento sismico a seguito del terremoto del 1997 ma danneggiato visibilmente, al suo interno, anche da un devastante incendio nella notte di Capodanno del 2009.

Esternamente le opere sono praticamente terminate e l’edificio è stato finalmente liberato dai ponteggi che ne occultavano la superficie in mattoni. La chiesa presentava un grave fenomeno di dissesto dovuto alle spinte degli arconi della copertura. Le scosse di terremoto del settembre 1997 causarono la rottura netta di uno dei tiranti d’acciaio trasversali all’aula che venne prontamente messo in sicurezza.

La verifica sismica del monumento, spiegano i tecnici che hanno lavorato al recupero, ha imposto la completa tirantatura della scatola muraria e il consolidamento del muro occidentale. Difficile prevedere il termine ultimo delle opere all’interno della chiesa, che presenta oltre 1000 metri di superfici decorate con dipinti, stucchi e legni intagliati e dorati. E sempre all’interno della chiesa è in corso pure il rifacimento di tutta l’impiantistica da cui ebbe origine il rogo del 2009. Infine si dovrà ricostruire l’altare centrale, andato completamente distrutto, e si dovrà ripristinare il pavimento in graniglia con il rimontaggio dell’organo settecentesco.

Le opere sono finanziate da diversi interventi: la campagna della Chiesa Cattolica “8x1000”, la legge 61/98 post sima, il risarcimento danni dell’assicurazione per l’incendio e i fondi propri della parrocchia di S. Giuseppe. Subito dopo il rogo lo stesso luogo di culto era stato interessato dalla messa in sicurezza del campanile con il riconoscimento di un finanziamento, da parte della Regione, pari a 70mila euro. Ben più corposo, ovviamente, il finanziamento, sempre regionale, che ha permesso di avviare il cantiere tuttora in corso e al quale si è aggiunto pure un cofinanziamento della Curia.

“Attendiamo tutti con ansia l’ultimazione delle opere, anche di quelle interne – sottolinea complimentandosi per i lavori compiuti fino ad ora all’esterno il sindaco di San Severino Marche, Cesare Martini, che aggiunge - San Giuseppe è la chiesa più amata dai settempedani dopo il Duomo. Mancava questo tassello nella stupenda cornice della nostra piazza, ora che i teli che ne celavano la facciata sono stati tolti l’ovale simbolo della nostra città è ancora più bello e unico”.

Ufficialmente la chiesa di San Giuseppe è chiusa dalla notte di Capodanno del 2009 a seguito di un incendio di vaste proporzioni che ha fatto dichiarare il luogo di culto inagibile. Il rogo ha completamente bruciato l’altare laterale destro della navata, causando notevoli danni all’interno della chiesa e della sagrestia.

LA STORIA

La chiesa di S. Giuseppe si deve alla munificenza della nobile famiglia Tinti che, in due epoche successive, sostenne la spesa per la sua costruzione. Fu il sacerdote Giuliano Tinti che, per devozione, volle far erigere questa chiesa nella piazza maggiore della città, dotandola di ogni arredo necessario per la celebrazione delle sacre funzioni. La chiesa fu edificata nel breve spazio di due anni: infatti fu posata e benedetta la prima pietra il 21 febbraio 1628 da Bartolomeo Tardoli, arciprete della Cattedrale e allora vicario generale, il quale, una volta terminata l’opera, provvide anche a benedirla il 19 marzo 1630.

Dopo quasi un secolo e mezzo dalla prima edificazione, nel 1768, essendo divenuta la chiesa troppo angusta, Vincenzo Tinti decise di costruirne una più grande su disegno dell’architetto ticinese Gaetano Maggi. Dopo i lavori durati un trentennio la chiesa venne riaperta al culto il 6 ottobre 1798. L’edificio resistette molto bene al forte terremoto che colpì San Severino nel 1799 e per tale ragione vi si trasferì provvisoriamente il Capitolo della Cattedrale. Durante il periodo del Regno Italico, il 14 novembre 1810 la Confraternita del SS. Sacramento o del Corpus Domini, ebbe il proprio oratorio demaniato per essere adibito a Monte di Pietà e pertanto dovette trasferirsi provvisoriamente nella chiesa di S. Giuseppe. La permanenza divenne poi stabile e la presenza della Confraternita condizionò in modo profondo le funzioni religiose e la vita stessa della chiesa. I confratelli portarono con loro l’altare, i dipinti, l’antica campana, gli arredi sacri e quant’altro faceva parte del patrimonio del sodalizio.

Nell’Ottocento furono eseguiti lavori di notevole consistenza. L’anno 1871, dovendosi installare una campana più pesante fu rifatta completamente la torre campanaria. Su ordine del vescovo e delle autorità civili, nell’anno 1885 la chiesa venne chiusa al culto per la poca sicurezza che offriva il fabbricato, bisognoso di sollecito e radicali restauri alla volta, che terminarono l’anno seguente. Nel 1913 fu commissionata dal parroco don Arcadio Dante Scuderoni la decorazione pittorica dell’interno al pittore tolentinate Francesco Ferranti (1873-1951). In occasione di questi stessi lavori la chiesa venne completamente decorata dal rinomato marmista Mario Adami di Roma, che era espertissimo nell’imitare con la pittura veri marmi pregiati.

Da menzionare sono anche i tre altari in legno scolpito e dipinto: due soli superstiti all’incendio del 31 dicembre 2009, che ha causato la completa perdita di quello posto sulla parte destra della navata, intitolato alla Madonna di Lourdes. Di fattura seicentesca, aveva un frontone spezzato poggiante su due colonne scanalate con capitelli corinzi dorati. Sotto alla mensa era un elemento ligneo ad imitare un sarcofago poggiante su due piedi di leone dorati. La chiesa è uno scrigno di tesori.






Questo è un articolo pubblicato il 24-02-2016 alle 17:21 sul giornale del 25 febbraio 2016 - 1023 letture

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