Allevatori disperati a causa del freddo: "Vogliono che portiamo i nostri animali sugli alberghi della costa?"

3' di lettura 08/01/2017 - Cresce l’allarme per gli allevatori di tutto l’entroterra colpiti duramente dal sisma, che si trovano sia fuori casa con le proprie famiglie, che all’addiaccio con il proprio bestiame per via dell’inagibilità delle stalle.

La richiesta di strutture alternative, tendoni, capannoni o qualsiasi altri tipo di struttura alternativa per mettere in sicurezza i propri greggi di ovini o mandrie di mucche, non è stata ancora esaudita ed anche l’iniziativa privata è frenata da ostacoli burocratici.

Intanto si sta facendo largo il grande freddo che mette a rischio la vita degli animali, che diventano sempre più preda del basse temperature e dei predatori rituali come lupi e cinghiali. Fare in fretta per salvaguardare il capitale e la continuità. “Avevamo chiesto a novembre le stalle per gli animali e moduli abitativi per poterli assistere da vicino e ancora non abbiamo visto niente – dice Mirko Angeli di Capriglia di Pieve Torina– siamo nel pieno dell’inverno e se non facciamo in fretta si rischia che sia troppo tardi con i tempi e le procedure richieste. Avevamo chiesto il pagamenti dei contributi Agea (fondi europei gestiti dalla Regione, ndr) che sono erogabili dalla metà di ottobre e che invece ancora non si sono visti, se non in minima parte e per alcuni. Non riesco a capire cosa vogliono, che portiamo le nostre mucche al mare, anche loro negli alberghi della costa? Abbiamo bisogno in breve tempo di moduli e stalle o strutture alternative per mettere al riparo gli animali. Abbiamo avuto la possibilità di trovare soluzioni a costi minori, ma direttamente noi allevatori non possiamo farlo perché andavamo in abuso edilizio e perdevamo ogni diritto ai rimborsi.”

“I disagi sono molti e non sono stati ancora risolti. Con il freddo ed il gelo si bloccano le condutture e abbiamo difficoltà per abbeverare i nostri capi – dice Stefano Angeli allevatore di ovini - per le pecore sta arrivando il periodo dai parti in vista della Pasqua. Dal 15 gennaio quelle incinta cominceranno a partorire, e andremo incontro a grandi difficoltà, con gli agnellini appena nati, che correranno il rischio di morte, sia per il grande freddo, sia per gli attacchi dei lupi, pesando gravemente sull’economia delle aziende. Ci siamo adattati come possiamo per essere vicini ai nostri animali, che non possiamo assolutamente abbandonare. Ho il capannone inagibile dal 24 agosto e ancora non ho visto nessuna stalle in alternativa: momentaneamente il latte che riusciamo a recuperare lo conserviamo in luoghi di fortuna in attesa che vengano a prenderlo. Se non ci sbrighiamo rischiamo di passare tutto l’inverno in queste condizioni.”

“Le stalle di emergenza che ci erano state promesse non le abbiamo ancora viste – aggiunge l’allevatore di bovini Attilio Rivelli di Casavecchia di Pieve Torina, anch’egli con la casa fortemente lesionata e le stalle altrettanto danneggiate dal sisma - Non possiamo lasciare gli animali fuori ed esporli ai rischi del freddo, dei lupi e dei cinghiali. Occorrono subito stalle alternative, Tensostrutture, moduli, prefabbricati o di qualsiasi forma, ma purché si faccia in fretta, altrimenti non serviranno più, a marzo è già tempo di riportare gli animali agli alti pascoli. Le difficoltà sono molte. L’unica cosa che abbiamo a sufficienza è il fieno, ma ci sono problemi con l’acqua a causa del gelo e per i mangimi, in quanto le risorse sono rimaste in parte sotto i capannoni e le varie strutture crollate. Per i vitellini appena nati il freddo a queste temperature è micidiale ed hanno difficoltà con la neve. Quelli appena più grandi rischiamo di perderli perché scappano dal freddo e dai lupi”.








Questo è un articolo pubblicato il 08-01-2017 alle 12:59 sul giornale del 09 gennaio 2017 - 14501 letture

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