Farabollini: "Molti amministratori giocano alla politica, altre persone invece devono subire"

6' di lettura 14/03/2017 - E’ facile constatare che molti amministratori pubblici giocano alla politica non comprendendo l’importanza dettata dal privilegio e dal dovere di costruire il bene pubblico, magari perché, forti del loro status politico, sociale, economico e/o lavorativo, preferiscono lo status quo.

All’opposto altre persone, estranee ed inconsapevoli, non potendo far leva su nessun stato di privilegio si trovano a subire le angherie per conto di tutti. Quando l’ente pubblico da strumento di gestione del bene comune diventa strumento di “potere” lo “stato di diritto” muore e l’ente diventa, per chi lo gestisce, il mezzo attraverso cui quietare le proprie paure soddisfando i propri istinti di dominio e sopraffazione.

I più dicono che è sempre stato così e sempre sarà così, ma è evidente che il senso profondo di tale affermazione è la rassegnata sottomissione ed il vassallaggio, la irreversibile vendita della dignità morale in cambio della temporanea dignità materiale. A loro volta gli stessi che esercitano attraverso l’ente pubblico il loro dominio, non sono altro che vassalli di altri soggetti che si trovano più in alto nella piramide del potere, individui che hanno ormai da troppo tempo venduta la loro dignità morale e quindi trovandosi ormai deboli e senza difese rispetto ai “forti” debbono essere forti con i deboli, per essere graditi al “sistema” e permettergli di perpetuarsi così da potervi seguitare ad allignare.

Questa è la legge del “sistema”. Chi lo conosce afferma di non mettersi mai contro il “sistema”, sa che in cambio della dignità morale si riesce ad avere la dignità materiale e quest’ultima gli basta diventandone spesso i più forti sostenitori; altri invece certi, sino a quando dura, di potersela cavare, si girano dall’altra parte pensando che il problema non li debba interessare mai, salvo sentire i loro lamenti quando ne vengono a contatto.

Qualcuno invece, utopista e povero illuso (?), cerca di reagire a questo stato di cose ed ecco che il “sistema” cerca di ridurlo al silenzio anche attraverso “pressioni” sulle persone a questo vicine. Il sistema è progettato bene, ad ogni pezzo della pubblica amministrazione la sua funzione, all’Ente Locale spetta la gestione del pensiero e del comportamento del cittadino all’interno della comunità a cui appartiene. Ma che fine hanno fatto le regole dello stato di diritto? le norme, regolamenti ed ogni altra disposizione normativa primaria e secondaria volte alla tutela dei diritti di tutti i cittadini ?, che fine hanno fatto tutti gli organi di controllo di legittimità, imparzialità e trasparenza preposti a garanzia dell’esercizio dello stato di diritto?

Per quanto riguarda gli organi, bene che vada, sono anch’essi incastrati nel “sistema”, se non direttamente di certo attraverso vincoli tecnici e burocratici a questo finalizzati; per quanto riguarda le regole dello stato di diritto, anche queste, vengono piegate ed adattate attraverso fantasiose interpretazioni e se non sufficiente vengono completamente disattese tanta è la sicurezza che i secondi (gli organi) non potranno mai agire per il rispetto delle prime (le norme). E così il “sistema” si autoriproduce, imbevuto di paure si alimenta in una serie interminabile di “referenze di sistema”, che portano all’infinita crescita dei soprusi nei confronti delle persone inconsapevoli e terze rispetto allo stesso “sistema”, che spesso coincidono con le più deboli.

Guardando agli enti locali nelle funzioni e ruoli delle figure che ci lavorano e allignano, non si può certo generalizzare, poco cambia, perché se non ne sono parte attiva (del “sistema”), di certo, nella piena consapevolezza, ne diventano parte attiva agendo passivamente, così come non si può certo generalizzare per tutti gli amministratori perché aimè molti non ne hanno neanche la consapevolezza, ma per certo ne è parte attiva l’amministrazione comunale, quella che decide, quella di maggioranza o la maggioranza che si forma successivamente, i responsabili e funzionari del comune che prendono parte (attivamente o passivamente) alle decisioni comunali. Ebbene tutti questi soggetti, consapevolmente stanno severamente giocando con la dignità e l’onore dei cittadini, ma oltre che la dignità e l’onore, stanno giocando con il loro futuro, stanno, ancor più, rubando il loro futuro, quel che ne rimane. Stanno rubando le loro piccole certezze, ovvero quel poco che rimane di tali certezze, rubandogli così quel minimo necessario ad ogni essere umano per poter agire distinguendosi dalle bestie; futuro, piccole certezze e tranquillità costruite con una vita di lavoro, sacrificio, senso di responsabilità e rispetto degli altri.

Qual è la loro colpa? La loro colpa è quella di essere inconsapevolmente terzi al “sistema”, di aver cercato di dare il proprio meglio facendo la loro parte nella comunità. Per queste persone non vale tenersi fuori dal gioco della “maledetta” politica, per loro non serve fare il proprio meglio nel loro lavoro, per questi non serve comportarsi da cittadini onesti e corretti, ancor più quando si è parenti di qualcuno che ha deciso di voler dare il proprio contributo politico lottando per un sistema diverso e migliore, ebbene questi diventano essi stessi oggetto del gioco della “maledetta” politica e non interessa sapere come questi si comportano, non serve sapere se valgono o no, se soffrono o meno, che persone sono, nella loro vita privata, nel loro lavoro, nella vita pubblica, sono l’agnello sacrificale del gioco di questo “maledetto” sistema e se ne devono fare una ragione pur non conoscendola.

Nella visione mediocre e misera dei nostri amministratori pubblici il “bene comune” non ha stato, il “bene comune” non è altro che il retaggio di un senso civico superato in nome di un progresso politico che, nascondendosi dietro la burocrazia, mette quest’ultimo sopra a tutto ed a tutti, sopra il bene comune ed il futuro del cittadino. Di certo i soggetti che si nascono dietro l’amministrazione che decide attraverso la maschera ed il gioco dei ruoli, responsabili, funzionari, assessori, sindaci, presidenti di commissioni o di consiglio, amministratori di maggioranza e aimè a volte anche di minoranza, utilizzando tali comportamenti oltre che appagare le loro paure avallano il ben radicato distorto modo di concepire la politica palesando così la più profonda incapacità di amministrare secondo le regole, non dico del “bene comune”, che sarebbe chiedere troppo, ma delle maltrattate e malconce regole dello stato di diritto. Inutile dire che questo stato di cose, difronte ad una crisi economica che ci sprofonda sempre di più e che non è altro che l’atto finale attraverso cui dare la modalità per concepire il nuovo ordine mondiale, porterà ad una guerra dei poveri senza confini in cui prevarrà sempre di più, per la sopravvivenza, la legge del taglione.

A quel punto non varrà più contestare comportamenti “non politicamente corretti”, perché al “sistema” attuale subentrerà ben altro “sistema” e quelli che oggi contribuiscono all’attuale sistema diventeranno anche essi vittime, così come i loro figli e nipoti, del nuovo sistema, ma rispetto ai terzi avranno in più la maledizione, la più terribile, sia difronte alla propria coscienza, con cui prima o poi dovranno fare i conti, sia difronte alle generazioni future e al mondo materiale e spirituale: ne saranno stati gli artefici.


   

da Dario Farabollini
Consigliere di minoranza "Castelraimondo che sarà"





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 14-03-2017 alle 14:34 sul giornale del 15 marzo 2017 - 1308 letture

In questo articolo si parla di politica, castelraimondo

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