Matelica, Stopponi torna a manifestare davanti all'hotel Agorà: "Trasformiamolo in una social house"

Stopponi di fronte all'Hotel Agorà 4' di lettura 04/05/2017 - Completare e trasformare l’ex Hotel Agorà in una struttura sociale per l’accoglienza delle persone più deboli e bisognose.

E’ la nuova idea dell’imprenditore fabrianese Luciano Stopponi, che aveva realizzato il progetto iniziale dell’Hotel Agorà, una struttura a cinque stelle, prevista alle porte di Matelica e già interamente finanziata e nella disponibilità dei conti, stoppata poi dal ripensamento inspiegabile delle banche impegnatesi per sostenerla, proprio in dirittura d’arrivo.

Da oggi l’imprenditore, la cui ditta era poi fallita a causa del mancato completamento per non aver ricevuto i fondi previsti nonostante la disponibilità di cassa, è tornato a manifestare davanti a quell’opera maestosa e incompiuta, con la speranza di essere ascoltato. Il completamento di quell’immobile, con il cambiamento di destinazione da hotel a casa sociale, in questo momento sarebbe anche una grossa opportunità di lavoro. “Il tempo è passato. Probabilmente non è più quello dell’hotel Agorà - dice l’imprenditore Luciano Stopponi - per la crisi non sarebbe più la a stessa cosa di 6 – 7 anni fa quando la cosa è partita. Sono qua infatti, proprio perché ritengo che a questo punto una modifica sia doverosa. Il nostro territorio ha bisogno di una struttura di supporto alle famiglie che soffrono per problemi loro, per la mancanza di lavoro, per il terremoto, per la crisi e anche per la solitudine. Propongo a questo punto di poter trasformare questa struttura in un condominio sociale o “Social House” autogestita. Visto che nessuno prende in carico questa realtà, cominciando dalle banche, ma anche dai tribunali.”

L’imponente struttura, una grande incompiuta che domina la provinciale in direzione Cerreto d’Esi, se fosse stata completata a suo tempo come hotel avrebbe potuto ospitare circa 150 persone con tutti i suoi servizi, che in questa fase dell’emergenza avrebbe favorito l’ospitalità degli sfollati del terremoto riducendo la dispersione e il trasferimento lungo la costa. Trasformata in social house potrebbe contenere fra le 350 e le 400 persone con tutti servizi. Ognuno avrebbe tutto a disposizione. “Assolutamente sì – ammette Stopponi - però, proprio in virtù di questa situazione, oggi non c’è più bisogno di una struttura mirata verso una sola realtà come quella turistica, ma c’è bisogno di qualcosa che duri nel tempo e che abbia una sua logica sociale. E una nuova soluzione sarebbe opportuna per affrontare a 360° questa realtà, perché oggi si vive di solitudine e di emarginazione. Chi vive da solo e non ha casa oggi ha delle spese insostenibili, invece vivendo in una comunità, una “social house” in questo caso perfettamente attrezzata, che potrebbe offrire tutti quei servizi che altrimenti vengono svolti solo a pagamento e sarebbero insostenibili".

L’imprenditore fabrianese torna così a manifestare da oggi, davanti ai cancelli dell’incompleto cantiere dell’ex Hotel Agorà, per trovare una svolta con una trasformazione a costi zero rispetto a quelli già previsti. Per questo Stopponi lancia un nuovo appello e resterà davanti al cantiere, con la sua auto, finché non avrà risposta dal Comune di Matelica su cosa intenda fare di questa struttura e se vuole sostenerla. “Più che una protesta, la mia è una proposta, che la quale vorrei sensibilizzare sia gli amministratori pubblici che le banche e i tribunali, che hanno in mano una situazione che si protrae ormai da lungo tempo senza vedere sbocchi."

"Oggi servono più soldi per recuperare i danni del tempo rispetto a quello che serviva all’epoca per completarlo e renderlo utile (visto che era in dirittura d’arrivo con l’80 % dei lavori effettuati) e creare così opportunità di lavoro - continua Stopponi - Oggi noi paghiamo le banche per non fallire, mentre loro fanno fallire gli imprenditori e questo è insostenibile, secondo me. E’ una cosa che non ha praticamente senso, perché lo voglio ricordare una volta per sempre, la mia società, la Canfaito Srl, è fallita per 20.000 euro, pur avendo sui conti correnti quello che era più che necessario per pagare la fine dei lavori. Qui, qualcuno bisogna che se ne faccia carico. Perché fino a prova contraria, la settimana scorsa, tutti noi italiani, abbiamo pagato alla Cassa di Risparmio di Fabriano e alla sua capofila Veneto Banca, una cosa come 1 miliardo e 700 milioni di sovvenzioni per non fallire. Per cui oggi non possiamo sopportare che il popolo, con i propri proventi e sudori, attraverso le tasse, mantiene le banche, poi loro vendono per quattro soldi le proprietà, così oltre il danno c’è anche la beffa. Questa è una cosa assurda. Per cui, se la banca rinuncia al credito, che in questo caso è assolutamente inesistente, io rinuncio anche a quelle che sono state le mie forze, per completare questa realtà e creare una società a doc senza scopo di lucro”.








Questo è un articolo pubblicato il 04-05-2017 alle 16:44 sul giornale del 05 maggio 2017 - 2159 letture

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