Matelica torna al 1473, ecco com’era all’epoca: “Una città in trasformazione, tutt’altro che povera”

7' di lettura 29/06/2023 - Grazie alla fondazione Il Vallato nei prossimi giorni la città di Matelica farà un salto indietro nel tempo di ben 550 anni.

Un viaggio a ritroso nella storia con la manifestazione “Matelica 1473” che si terrà sabato 1 luglio e il weekend successivo, ovvero sabato 8 e domenica 9 luglio. Non una semplice rievocazione storica di paese, ma un appuntamento connesso a un evento molto importante per la cittadina: l’arrivo della stampa a caratteri mobili avvenuto proprio nel 1473. La decisione di legarsi a questa data è frutto della volontà della fondazione di approfondire il successivo sviluppo che si innescò grazie a questa importante innovazione per l’epoca. Un momento per riflettere attraverso convegni e incontri, ma anche per tuffarsi con più leggerezza nelle atmosfere quattrocentesche con visite guidate specifiche, attività, laboratori e prelibate specialità culinarie dedicate.

Il primo appuntamento è fissato appunto per sabato presso la sede della fondazione Il Vallato in via Merloni alle ore 15 e 30: qui si discuterà sul “Contributo delle Marche alla tipografia delle origini”, con l’introduzione del sindaco Massimo Baldini che sarà poi seguita dagli interventi degli esperti Luchina Branciani, Franco Mariani, James Clough e Pietro Masturzo (argomenti e programma a disposizione a fine articolo). A chiudere l’incontro sarà infine l’assessore regionale Chiara Biondi.

L’8 e 9 luglio invece Matelica tornerà veramente indietro nel tempo con allestimenti appositi, figuranti con costumi d’epoca e una lunga serie di iniziative che coinvolgeranno varie fasce d’età: interessato tutto il centro storico con mostre, approfondimenti, spettacoli, laboratori, dimostrazioni, visite, musica ed enogastronomia (programma completo sempre a disposizione a fine articolo).

Con il nostro format “Vivere il Vallato” abbiamo deciso questa settimana di approfondire le tematiche connesse a questo evento con il giornalista e storico locale Matteo Parrini. Lo abbiamo intervistato con lo scopo di ricostruire un po' la Matelica dell’epoca, lasciandoci trascinare indietro nel tempo immaginando come fosse la città in quel lontano 1473.

Matelica, anno 1473: com'era la città a quei tempi? C'era già un centro “storico” con la conformazione di oggi oppure poi nei secoli successivi la "pianta" è stata stravolta?
“Potrebbe sorprendere, ma la Matelica attuale è figlia di molte scelte politiche ed urbanistiche di quel periodo – spiega Matteo Parrini - demolendo alcuni edifici nacque l’odierna piazza Enrico Mattei, mentre con la nascita della concattedrale di Santa Maria si generò la piazzetta antistante con la singolarità di una chiesa dal campanile sulla facciata. Qualcosa di questa città in trasformazione la mostreremo già sabato 1 luglio, nel corso del convegno che terremo nella sala conferenze della Fondazione Il Vallato e patrocinato dalla Regione Marche, dedicato al tema “Il contribuito delle Marche alla tipografia delle origini”. Ci sono curiosità che indubbiamente susciteranno l’interesse del pubblico”.

All'interno di questa cittadina chi ci viveva? Quale era la vocazione di Matelica nel 1473 e da chi era governata?
“La Matelica di oltre mezzo millennio fa, che cercheremo di ricostruire anche nelle atmosfere, tra sabato 8 e domenica 9 luglio, era una città industriosa, non troppo grande, né troppo piccola, ma vivace a livello imprenditoriale e culturale, inserita in una rete commerciale e politica, che la rendeva ben nota al di fuori dell’Italia centrale, citata e visitata da eminenti personaggi dell’epoca come papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) o che addirittura qui vennero a studiare, come il cardinale agostiniano Alessandro Oliva da Sassoferrato. La Matelica del 1473 non era affatto povera se la valutassimo con il metro del Pil pro capite. Certamente a decidere tutto erano i conti Ottoni, dispotici signori che comunque seppero garantire un certo sviluppo economico per la comunità, che da un paio di secoli si era fatta conoscere per la sua capacità imprenditoriale, attraverso prodotti di qualità come i panni lana o per la lavorazione delle pelli”.

Cosa sarà possibile vedere o fare in questa edizione di Matelica 1473?
“Dopo le ‘spiegazioni’ di sabato 1 luglio, nelle due giornate di sabato 8 e domenica 9 luglio, sarà possibile ‘immergersi’ nella Matelica rinascimentale. Avendo un duplice obiettivo, ricreativo e didattico, questa manifestazione, che non è il classico palio, ma una ricostruzione storica vera e propria, consentirà di vedere da vicino lavori oggi scomparsi per filare la lana, fare la carta, produrre vasi e ceramiche, fabbricare armi, dipingere o copiare libri a mano… alcune attività consentono la compartecipazione del pubblico e per tutti poi ci sarà la possibilità di portare a casa una stampa fatta a mano dell’edizione 2023. Inoltre, nei ristoranti del centro sarà possibile assaggiare piatti secondo ricette d’epoca, senza gli alimenti giunti successivamente dall’America come il pomodoro o le patate. Infine, per tutti sarà possibile essere accompagnati alla scoperta della città rinascimentale e sconosciuta, grazie a guide fornite dalla Pro Matelica e nella prima mattinata di domenica 9 fare del trekking urbano con guide fornite dall’Odv Roti alla scoperta anche di luoghi dimenticati e di piante che raccontano la storia naturalistica della nostra terra”.

Proprio nel 1473 qui è arrivata la stampa a caratteri mobili. Questo come ha cambiato il territorio di Matelica e dell'entroterra in generale nei successivi anni? È stato un impatto immediato oppure ci sono voluti decenni prima di notarlo?
“L’arrivo della prima tipografia non deve essere stata una pura coincidenza. Fu favorita da una serie di condizioni e circostanze, oltre che da personaggi visionari come Pio II e Alessandro Oliva sopra citati. Gli stessi conti Ottoni generosamente ottennero un uomo dotto e geniale come il monaco Bartolomeo Colonna da Chio, affidandogli l’antica abbazia di Roti. Inoltre, è necessaria una considerazione: ci troviamo nel bel mezzo della terra della carta, che a Fabriano ha avuto la sua culla. I centri vicini di Santa Anatolia (Esanatoglia), Pioraco, San Severino sono stati tutti produttori di carta bambagina, prodotta cioè con gli stracci. Quale migliore materiale, economico e facilmente reperibile, da usare per l’invenzione del secolo? Certo non tutti devono aver immediatamente compreso la portata di questa innovazione, perché molte città europee ebbero la stampa molti anni dopo. Eppure, come scopriranno coloro che parteciperanno al convegno, i fautori del «torculo» per la stampa di Matelica avevano le idee molto chiare: per la prima volta i libri potevano essere facilmente stampati e diffusi, avviando nuovi mercati e favorendo contemporaneamente l’alfabetizzazione della popolazione, anche femminile. La diffusione del sapere ha permesso a chiunque di conoscere, dare sfogo alla curiosità e avere un titolo di studio, implementando apprendimento e formazione. Così dal leggere, scrivere e far di conto siamo arrivati fino all’informatica di oggi. Un bel colpo!”

A 550 anni di distanza, qual è l'eredità che ci hanno lasciato i matelicesi del 1473?
“L’eredità che c’è stata lasciata è vasta non riguarda solo i matelicesi, ma tutta l’area limitrofa, la suddetta “Terra della Carta”, che potremmo individuare nella Sinclinale Camerte, ma poi anche la vallata del fiume Esino, perché negli stessi mesi la stampa arrivava a Jesi… Questo lascito prezioso ha un carattere culturale e non va trascurato, perché da secoli delinea il nostro tessuto imprenditoriale locale, che trova i suoi i più eminenti capisaldi recenti nei nomi di Enrico Mattei, Nazareno Strampelli, la famiglia Miliani, Aristide Merloni, Carlo Cameli e tanti altri. Non è un patrimonio fatto di oggetti o stabilimenti, ma è immateriale: è la creatività, la capacità di concretizzare i progetti e di trasformare le difficoltà in opportunità. Un insegnamento quanto mai attuale”.








Questo è un articolo pubblicato il 29-06-2023 alle 13:00 sul giornale del 30 giugno 2023 - 3238 letture

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